Per praticare lo shiatsu serve solo un piano d’appoggio moderatamente morbido, l’operatore ed il ricevente. Questa versatilità ha permesso la sua diffusione in ogni ambito e la caratteristica di disciplina che agisce per il benessere lo ha spinto oltre la dimensione terapeutica per agire più in profondità nel sociale. Naturale è stato il passaggio da parte di molti operatori di sperimentarsi in situazioni di particolare disagio come ad esempio centri per recupero di tossicodipendenti, case di cura per anziani, carceri, associazioni in cui convergono persone con malattie o forti traumi emotivi dovuti a violenze di vario tipo, ecc.
In queste situazioni lo shiatsu manifesta in modo talmente esplicito e naturale, tanto da stupire anche chi lo pratica professionalmente da anni, la propria forza e le grandi potenzialità che si esprimono nella facilità di entrare in relazione con persone che spesso hanno perso la propria autostima e la fiducia negli altri.
Le molteplici esperienze che individualmente gli operatori di shiatsu hanno coltivato hanno portato alla nascita dell’Associazione Shiatsu Do Volontariato. Lo spirito di tale associazione è quello di perseguire progetti di ampio respiro anche all’estero e di supporto a tutti gli operatori e studenti che vogliono esprimere solidarietà attraverso lo shiatsu.
Negli anni passati a Latina lo shiatsu volontario è entrato nei centri anziani cittadini e nella comunità di recupero tossicodipendenti Saman. Attualmente è in corso un progetto presso la sezione femminile del carcere di Latina che, ricordiamo, è di massima sicurezza ed in una sezione ospita 6 detenute irriducibili delle Brigate Rosse.
VOLONTARIATO SHIATSU NEL CARCERE DI LATINA
laboratorio con le detenute del 1° piano
È stato incredibile, dopo solo tre incontri, di cui il primo è stato praticamente solo di conoscenza, riuscire a entrare in profonda relazione, con grande rispetto reciproco, con queste donne detenute. Il primo incontro è stato molto difficile: ognuna portava con sé e manifestava la propria personalità in modo molto accentuato, la dominante, la remissiva, la chiassosa, ecc. Ognuna in cerca di manifestare attraverso atteggiamenti volutamente esasperati la propria individualità che il carcere appiattisce. La loro motivazione sembrava essere solo quella di fare qualcosa di diverso dal solito, distrarsi, pur rimanendo fortemente se stesse. Nel primo incontro, frazionato in due momenti e gruppi separati non è stato possibile concentrarsi ed entrare nello spirito del tipo di relazione che lo shiatsu propone. Nel secondo incontro, grazie anche al lavoro svolto nel frattempo dalle operatrici con i trattamenti individuali, con il gruppo scremato dalle persone meno motivate, il lavoro è stato recepito ed è iniziato uno scambio, attraverso le pressioni shiatsu, che usciva dai loro canoni e modalità prestabilite, una relazione diversa, di sostegno reciproco nel fare qualcosa di piacevole e che è piacevole ricevere, che innesca un naturale sentimento di ringraziamento che si poteva percepire nell’armonia che si era creata tra di loro e nel loro essere rilassate e finalmente abbandonate con fiducia alla compagna con cui praticavano. Nel terzo ed ultimo incontro forte è stata la loro richiesta di voler apprendere qualcosa da poter usare tra di loro, e poter continuare questa esperienza in cui hanno tratto sicuramente piacere e maggiore stima di sé e delle altre colleghe detenute.
laboratorio con le detenute del 2° piano
Con le detenute “politiche” del 2° piano il laboratorio si è svolto con dinamiche completamente differenti. Grazie ad un incontro preliminare in cui io e Stefania eravamo stati loro presentati con la possibilità di illustrare, a grandi linee, il senso che questa esperienza avrebbe avuto, il gruppo di detenute ha valutato ed accettato questa opportunità. Quindi, pur non avendo conoscenza diretta di shiatsu, si sono poste con atteggiamento positivo nei nostri confronti e di curiosità rispetto allo shiatsu. Dopo il primo incontro in cui abbiamo lavorato e praticato sui principi fondamentali della pressione, hanno comunemente elaborato delle richieste precise per poter trovare giovamento, attraverso la pratica, in quei disagi che si manifestano nel loro vivere quotidiano sia per la loro condizione di detenzione che di età. Tutti gli incontri si sono svolti in un clima sereno, sostenuto da un naturale rispetto reciproco e da viva attenzione per tutto ciò che veniva proposto. Si sono dimostrate ottime allieve, attive, attente e intelligenti. Hanno dimostrato molto interesse per questa disciplina e per me è stato un piacere condividere con loro lo shiatsu che ha dimostrato, anche in questo caso, l’enorme potenzialità che possiede nel far emergere quella parte vitale che è insita in ognuno di noi e che attraverso la scambio (lo shiatsu si fa in due) porta naturalmente ad una maggiore comprensione dell’altro con conseguente rispetto e migliore relazione.
Rosario Romano